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Cristina Bruni tra fanfiction e storie d’amore M/M. Leggi l’intervista

Moglie e mamma, Cristina Bruni ama scrive fanfiction e di storie d’amore. Soprattutto tra uomini. Scopriamo di più in questa esclusiva intervista.

Ciao Cristina. Com’è iniziato il tuo amore per la scrittura?

Credo di aver iniziato fin da piccolina. Ricordo di aver letto Piccole donne, alle elementari, e di essermi innamorata follemente di Jo. Da grande avrei voluto essere come lei. No, no, non un maschiaccio, ma raccontare storie. Alle medie ho provato a pubblicare il mio primo romanzo (ai tempi mi piaceva scrivere di misteri e agenti FBI), ma ovviamente non è andata bene. All’epoca, l’editoria era molto diversa da come è oggi. E anche la mia scrittura!

Sappiamo che hai molte passioni: viaggi, cinema, Sherlock Holmes, tennis, golf. Quanto hanno influito sulle tue opere?

Tantissimo. Andiamo con ordine.

Io sono esterofila fino al midollo e ambiento sempre i miei romanzi in luoghi che ho visitato in prima persona e in cui ho lasciato il cuore: Alaska, Scozia, Inghilterra, Arizona… Spesso l’ambientazione è parte integrante della vicenda.

Sherlock Holmes è stato uno dei miei grandi amori e infatti la mia prima opera (ora purtroppo non più disponibile sul mercato, ma conto di ripubblicarla in futuro) era proprio stata una raccolta di racconti sul celebre investigatore, ovviamente in chiave gay-romance.

Il golf è invece la mia passione più recente. Io e mio marito ci siamo appassionati prima guardando le gare in televisione e poi iniziando a giochicchiare anche noi. Amo così tanto questo sport da averci dedicato una serie romance (gli ultimi due volumi saranno pubblicati nei prossimi mesi).

Dopo l’esordio come scrittrice di fanfiction ora ti stai dedicando al genere Romance M/M. Da dove nasce questo interesse?

È nato diversi fa durante la prima vacanza che ho fatto assieme al mio attuale marito. Eravamo in Irlanda e una sera mi sono imbattuta in televisione in una puntata della serie “Hornblower”. Sono rimasta letteralmente sbalordita dal modo in cui Horatio, il protagonista, guardava il suo migliore amico Archie, e viceversa, al punto che mi sono detta “Oddio, devo assolutamente riprendere in mano la penna e scriverci su qualcosa!”. Da lì è nato “Gibraltar”, il mio primo gay-romance pubblicato con Triskell Edizioni.

In “Quel maledetto gioco chiamato amore (serie Maledetto amore #1)” parli di una storia d’amore tra due uomini. Una vicenda particolare dove il passato gioca un ruolo rilevante. Dove hai preso ispirazione?

Quel maledetto gioco chiamato amore” è l’opera a cui sono più affezionata e arriva dopo quasi un anno di duro lavoro tra stesura e ricerche. Dietro la storia d’amore c’è la denuncia della vera realtà dietro il mondo del football americano, dove i ripetuti traumi alla testa lasciano spesso lesioni profonde di natura motoria e cognitiva. Mi sono ispirata a veri fatti di cronaca. Nel 2011, oltre cinquemila ex giocatori di football americano (che soffrivano di problemi neurologici e cognitivi quali demenza, depressione e Alzheimer) hanno citato in giudizio la NFL accusandola di nascondere il legame tra i ripetuti traumi contusivi riportati nella pratica del gioco e l’insorgere di una grave malattia degenerativa al cervello, l’Encefalopatia traumatica cronica.

Alejandro Santiago, il mio protagonista, è vittima di tutto questo: a seguito di traumi ripetuti, rimarrà disabile per il resto della vita. Questa serie vuole proprio esplorare com’è la vita assolutamente non facile per questi ex giocatori (che sono chiamati a dover affrontare la propria disabilità) e per le loro famiglie. Alcuni di loro, come il celebre Aaron Hernandez che ha militato nel ruolo di tight end per i New England Patriots della NFL, sono addirittura arrivati al suicidio. E questo aspetto complesso verrà esplorato ulteriormente nel secondo volume della serie, che però è ancora in corso di scrittura perché, com’è ovvio, non è un argomento semplice.

Che visione hai dell’omofobia?

La considero un cancro della nostra società, ma confido nel futuro. Il mio pensiero è quello di Mika, uno dei miei cantanti preferiti: “l’amour fait ce qu’il veut”.

Come vedi il futuro dell’editoria digitale?

Penso che crescerà a dismisura fino a eclissare, se non totalmente ma in buona parte, quella tradizionale. So che dovrei esserne grata perché è proprio con l’editoria digitale che ho acquisito visibilità, e lo sono, ma di conseguenza penso anche andranno a scomparire (o comunque diventare sempre più rare) anche luoghi magici come le librerie e le biblioteche. Si dovrebbe trovare il giusto bilanciamento, ma la vedo dura.

Ci sono dei generi che non hai ancora sperimentato ma di cui ti piacerebbe scrivere?

Beh, appena terminerò il secondo libro della serie Maledetto amore, mi troverò disoccupata perché non ho in programma altro da scrivere! Scherzi a parte, ho nel cassetto da quindici anni un thriller che mi piacerebbe rimaneggiare in chiave LGBT. La mia scrittura di una volta era molto diversa da come è oggi, perciò ci sarà tanto da lavorare. Anche perché il thriller è un genere che rispetto molto, il mio preferito (sono cresciuta a pane e Agatha Christie e Patricia Cornwell), ma non ho mai pubblicato nulla del genere. Ho anche una trilogia urban fantasy che mi frulla in mente, ma mi chiedo se troverò mai il coraggio di metterla nero su bianco…

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2 Comments

  • Nadia..Mirra
    Posted 12/11/2018 at 17:27

    Grazie a Cristina Bruni che con le sue opere ed in particolare con Quel maledetto gioco chiamato amore ci fa sognare e riflettere, adoro tutti i suoi libri. Ma mi chiedevo? Come niente altro da scrivere? La Serie 18 Buche allora e’ da considerarsi conclusa? Sempre complimenti per il magnifico lavoro a questa fantastica autrice.

    • Post Author
      brghisio
      Posted 13/11/2018 at 10:41

      Grazie infinite per i complimenti <3
      Ci sono ancora due volumi per la serie 18 buche, uno uscirà quest'anno e l'ultimo l'anno prossimo. Inoltre, il seguito della storia travagliata tra Alejandro e Max è in lavorazione 🙂

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