Agnes Moon, nella vita agente di polizia, nel tempo libero autrice dal crescente successo: una delle sue opere ha raggiunto addirittura l’Unifaun Theatre Productions di Malta.
Scopriamo di più su Agnes e sulla sua passione per la stesura di romanzi M/M.
Ciao Agnes. Una prima domanda per una curiosità condivisa: come riesci a coniugare la tua professione di agente di polizia con il tuo essere autrice?
Riesco a conciliare perfettamente questi due mondi a prima vista così diversi tra loro, anzi mi ritengo fortunata perché sono entrambe attività che sognavo di fare fin da ragazzina.
Quindi dal mio personalissimo punto di vista un punto in comune ce l’hanno, ed è la mia passione. Naturalmente quando si ha un lavoro, una famiglia e duemila cose da fare, la scrittura può rappresentare un problema, non fosse altro per la mancanza di tempo da dedicargli con conseguenti nervosismo e frustrazione. I miei figli sono grandi, ma non per questo meno esigenti di quelli più piccoli. Il mio tipo di lavoro in questo aiuta molto, infatti i turni mi permettono di ritagliare del tempo da dedicare alla scrittura. Spesso mi capita di essere libera la mattina – quando i ragazzi sono a scuola – o di avere un giorno di riposo durante la settimana. In questo modo allevio i sensi di colpa e non mi sembra di rubare del tempo alla famiglia.
Negli ultimi anni ti sei dedicata molto alla stesura di romanzi M/M. Da dove nasce questo interesse?
Scrivere è stato il passo successivo al mio grandissimo amore per la lettura. Adoro scrivere le storie che vorrei leggere, e nel farlo ne traggo un piacere infinito. Circa quattro anni fa mi sono avvicinata al genere M/M e me ne sono innamorata. A quel tempo le pubblicazioni erano pochissime, ma il mio interesse non è diminuito, anzi è aumentato fino a darmi la spinta per tentare questa magnifica avventura. Dal mio esordio con l’urban fantasy “Come rapire un Alpha e vivere felici” non mi sono più fermata.
Il tuo romanzo “L’Acrobata” ha incontrato il favore del pubblico ed è addirittura arrivato sul palcoscenico di Malta. Ci puoi raccontare come è successo?
Penso che un ruolo fondamentale lo abbia giocato la decisione di far tradurre L’Acrobata in inglese. Il mercato estero (specie quello anglofono) è piuttosto ostico, tanto da farmi desistere dal tradurre i successivi romanzi della serie, ma è proprio leggendo The Acrobat in lingua inglese che il produttore Adrian Buckle, direttore del Unifaun Theatre di Malta, ha deciso di volerlo adattare per il palcoscenico.
Il nostro primo incontro è stato a dir poco comico, Adrian mi ha contattata in chat dicendomi senza tanti preamboli che desiderava utilizzare il mio romanzo per un suo progetto. A me è preso un colpo perché pensavo volesse scrivere una fan fiction sui miei personaggi, e non ne capivo il motivo. Quando ci siamo spiegati meglio, sono caduta dalle nuvole. La prima reazione è stata di incredulità, poi ho pensato che qualcuno mi stesse facendo uno scherzo, infine mi sono resa conto che era tutto vero e che quello che Adrian mi stava proponendo era il sogno – non tanto segreto – di ogni scrittore.
Dire che sono entusiasta per questa magnifica opportunità significherebbe ridurre le forti emozioni che provo al riguardo. Sono stupita, felice, orgogliosa e un po’ impaurita. La prima di The Acrobat si terrà il 9 febbraio 2019 e spero che tutto vada come deve andare, ma ammetto che già sapere che il mio romanzo è stato scelto è motivo di orgoglio e di soddisfazione.
Veniamo ora alla tua opera principale, “Mississippi’s Heart”. Tocchi un tema delicato come quello dell’ingiustizia e della vendetta. Una vicenda che tuttavia sfocerà in amore. Da cosa è scaturita l’idea della trama?
Dopo tanti romanzi fantasy desideravo fortemente cimentarmi con un contemporaneo. Visto che il romance puro non era nelle mie corde, ho optato per un dark a tinte soft, pieno d’azione e romanticismo. La vendetta è il motore che fa agire Nathan, uno dei due protagonisti, fino a portarlo a delinquere nel peggiore dei modi, ma l’inaspettato sentimento verso il figlio della sua nemesi cambierà le carte in tavola. La trama parte da questi presupposti, ma l’ho sviluppata nel corso della prima stesura.
Di due cose ero certa quando ho iniziato a scrivere Mississippi’s Heart: l’ambientazione nel Bayou della Louisiana e il desiderio di inviarlo a una casa editrice per essere valutato.
Come hai incontrato lo staff di Triskell Edizioni?
Conoscevo la Triskell Edizioni da lettrice, ma sapevo – per aver parlato con alcune autrici che avevano pubblicato con loro – che era una casa editrice molto affidabile. Per questo mi sono rivolta a loro quando ho deciso di far pubblicare Mississippi’s Heart. Sono stata super fortunata perché chi ha esaminato il manoscritto ha deciso di darmi fiducia, e non potrò mai ringraziarla abbastanza.
In seguito ho avuto la possibilità di conoscere l’intero staff a Tempo di libri, e l’idea “virtuale” che mi ero fatta di loro è stata avvalorata dalla loro gentilezza e professionalità.
Come vedi il futuro dell’editoria?
La domanda mi coglie impreparata, visto ne so molto poco in materia. Credo che il digitale abbia dato uno scossone al mondo dell’editoria, permettendo la nascita di piccole Case Editrici che si stanno espandendo nel circuito della distribuzione libraria, cosa impensabile fino a poco tempo fa.
Di questo non posso che essere lieta, visto che ho pubblicato con una di loro.
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