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Autore: professione o vocazione?

Diciamo la verità: oggi diventare un autore è molto più facile rispetto al passato. Internet, self-publishing, editoria digitale sono tutti veicoli che hanno semplificato la vita a coloro che sono mossi da un’ambizione letteraria. Ma questo è sufficiente per essere un autore a tutto tondo?

Autore: la vocazione che fu 

Se guardiamo a tutti i famosi autori che ci insegnano a scuola, fino ad alcuni grandi scrittori degli anni ‘80 del secolo scorso, si capisce come il mondo della letteratura sia totalmente cambiato.

All’epoca i grandi scrittori erano spesso sommi poeti, artisti su più fronti, persone che facevano della cultura una missione e talvolta impegnati in forti ideali politici e di sensibilizzazione pubblica. E non tutti erano ricchi, anzi: molti morirono in miseria, qualcuno addirittura sopraffatto dall’abuso di alcol e con una condotta di vita sregolata.

Insomma, anche allora non era tutto oro. Ma c’è un grande “però”: gli autori arrivati fino a noi, da quelli più celebri a quelli meno conosciuti, erano davvero dei letterati, persone istruite, spesso accademici con una vocazione naturale per la letteratura e la poesia. E oggi?

Autore: la professione odierna 

Non è il nostro obiettivo sminuire la letteratura moderna, ci mancherebbe: anche oggi esistono grandi autori, persone autorevoli e competenti che hanno dedicato una vita agli studi.

Ma il mondo è talmente cambiato che oggi pubblicare un proprio manoscritto è diventato molto più semplice, e se proprio non trovi nessuno che te lo pubblica… lo puoi fare da te. Questo era impensabile nell’era pre-internet: possibilità di stampa a parte, i tempi per diffondere le proprie opere e farsi conoscere si dilatavano immensamente. Senza una vocazione e un credo profondo, probabilmente sarebbero giunti a noi molti meno Boccaccio, Pascoli, Leopardi, Calvino etc etc. Con quante (tristi) ripercussioni sulla nostra istruzione!

E allora perché parliamo di “professione”? Perché con le possibilità tecnologiche moderne sono in molti a credere che basti scrivere un qualcosa di mediamente intelligente e interessante per guadagnarci sopra: con il fatto che la gente legge sempre meno, i termini di paragone con i grandi del passato si riducono notevolmente e si aprono molti più spazi. 

Professione perché si pensa di poter far strada con un minimo di idea e di raccolta di dati, ma non è affatto così. E ne abbiamo già parlato nel post “Il saper scrivere non è per tutti”: non è sufficiente saper mettere insieme dei concetti in una corretta lingua italiana (ammesso che si abbia questa dote, sempre meno diffusa)… l’opera letteraria è ben altro.

Anche le case editrici sono spesso in difficoltà: pervengono centinaia di richieste di valutazione di manoscritti, lavoro che occupa molto tempo e che va anche a discapito di chi invece meriterebbe una pubblicazione immediata.

Professione VS Vocazione: una sensibilizzazione doverosa

Questo nostro post vuole sensibilizzare voi, amanti della letteratura: riconoscere il valore dei grandi è una condizione essenziale per guardare al futuro. E per vivere la propria passione letteraria come una vocazione prima ancora che come un lavoro: se ci sono le condizioni, i risultati arrivano di conseguenza.

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