Estratto de “All of you” di Fabiola Francisco
Capitolo 1
Jason
Butto il borsone della palestra dall’altra parte del salotto e sbatto la porta d’ingresso.
«Ehi!» sento esclamare.
Guardo davanti a me. «Che ci fai qui?» chiedo in modo sgarbato.
«Ci vivo,» dichiara Cole, collega nella band nonché mio coinquilino.
«Ultimamente non sembra proprio,» borbotto.
«Oh, sei geloso, amico?»
«Togliti dalle palle. Non sono dell’umore giusto per le tue cazzate.»
Cole mi studia a lungo e inclina la testa. «Cos’è successo?» Il suo tono canzonatorio è sparito.
«Nulla.»
«Fa’ come ti pare. Vado da Bri.»
«Ci vediamo.» Non vorrei essere in te. Ma vorrei esserlo. Pensavo di essere sulla strada giusta per avere quello che lui ha trovato con Bri. O quello che c’è tra Cash e Olivia. Diavolo, mi accontenterei pure dell’inappropriatezza di Ryder e Jen, se significasse avere qualcuno al mio fianco. Tutti i miei amici hanno trovato la loro metà, mentre io ho perso la donna che credevo potesse essere mia.
Forse è una cosa positiva. Con il tour concluso, è probabile che essere tornato di nuovo single sia la cosa migliore. Di nuovo. Sono mai stato non single? Non sono sicuro se quella che avevo valesse come relazione, tranne che per me lo era. Sono stato ingannato.
Un uomo dovrebbe avere le palle di rivendicare la donna che desidera. A meno che le sue palle non siano state tagliate e date al gatto per giocarci. E per cosa?
Sospiro e rimango in piedi davanti alla porta di vetro che dà sul patio. Fissando nulla in particolare, la mia vista si annebbia davanti ai miei occhi finché non sto osservando scena per scena gli ultimi mesi. Mi passo la mano sul viso e la barba. Dovrei radermi. Lei adorava la mia barba, per questo sento il bisogno di cancellarla del tutto, così da essere al mio meglio per lavorare su nuova musica. Non farò come Cash e Cole quando gli era stato spezzato il cuore. No, ho ripetuto loro talmente tante volte di darsi una regolata che non posso cadere nella stessa trappola.
Mi allontano dal salotto ed entro in cucina per una birra ghiacciata. È tranquillo qui. Mi sono abituato a starmene per mesi stipato in un posto stretto. Ora sono solo. Cole ha iniziato a passare più tempo con Bri, lontano da casa nostra, ma prima avevo Christie che mi faceva compagnia. Ora non ho nessuno, perché tutti i miei amici hanno la ragazza o sono sposati, mentre io sono chiuso in casa nel pieno della sagra dell’autocommiserazione. Non posso nemmeno andare al Riot. Vederla, con ogni probabilità, flirtare con altri mentre serve loro da bere, mi renderebbe ancora più frustrato.
Butto giù la birra e prendo la chitarra, inizio a suonare le nostre nuove canzoni. La musica mi distrae sempre. Però, al momento, odio il fatto di essere famoso. Detesto avere il nome della band legato alla mia persona.
Che stronza.
Con in mano una birra fresca e la chitarra, mi preparo per una lunga notte.
«Cazzo.»
«Shhh…»
Cambio posizione, chiedendomi chi cazzo sia entrato in camera mia. Quando i sussurri diventano più forti, mi lamento e apro gli occhi. Ma che…
Giro la testa e mi rendo conto di trovarmi ancora in salotto.
«Ma che cazzo?» gracchio, schiarendomi poi la gola.
«Lo hai svegliato.»
Mi alzo a sedere e mi volto verso sinistra; vedo Bri e Cole in cucina. Mi sfrego il viso e guardo le bottiglie vuote di birra posate sul tavolino. La mia chitarra è sul pavimento.
«Che ore sono?» Mi guardo intorno cercando il telefono.
«È presto, Jason. Torna a dormire, ce ne andremo tra poco,» dice Bri, guardando Cole con un’espressione severa. Ridacchio.
«Fa niente. Immagino di essermi addormentato sul divano.»
«Con un cimitero di bottiglie di birra.» Cole fa un cenno con la testa verso il tavolino. «Cazzo, scusa, piccola.» Guarda Bri, la quale gli sorride triste, poi la abbraccia.
Raccolgo i vuoti e li butto nella spazzatura. Cole sussurra qualcosa a Bri e si affretta su per le scale.
«Che succede?» Bri si appoggia al bancone e mi guarda.
«Nulla.» Faccio spallucce, mostrando quanta più nonchalance possibile. Rido quando Bri stringe le palpebre e continua a guardarmi. «Davvero, sto bene.»
«Non ti credo. Come sta Christie?» So che mi sta mettendo alla prova, ma mi lascio lo stesso scappare un lamento. «Oh, cavolo, Jason. Vi siete lasciati?»
«Non è nulla di grave.»
«Chiaramente lo è.»
«No, ci vedevamo solo da pochi mesi. Nulla di serio,» rispondo, facendo un gesto noncurante con la mano.
«Saranno anche stati pochi mesi, ma so che lei ti piaceva davvero. Sembrava una brava ragazza.»
Rido forzatamente. Lo sembrava, finché non si è dimostrata il contrario. «Non ha funzionato e basta,» le dico.
«Se hai bisogno di parlarne, sai che siamo tutti al tuo fianco. Diavolo, tu c’eri quando quel buco nero mi stava risucchiando.»
L’abbraccio e la ringrazio. È più forte di chiunque conosca, è riuscita a superare quel genere di perdita e a riprendere a fidarsi della vita abbastanza da ritrovare l’amore.
«Sono contento che tu stia bene. Che fate oggi, voi due?»
«Andremo da Pinewood Social per un brunch e qualche partita. Vuoi venire?» Il suo sguardo si illumina, sta cercando di risollevarmi il morale.
«Sto bene così. Meglio che rimanga a casa e pulisca tutto questo casino.»
«Sei sicuro? Non dobbiamo per forza parlare di… hai capito.» Fa un cenno con il capo.
«Sicurissimo. Grazie, però. Lo apprezzo. E senti, se potessi…»
Bri mi appoggia una mano sul braccio. «Il tuo segreto è al sicuro con me.»
«Grazie.» Soffio fuori uno sbuffo di ossigeno.
«Lo capiranno presto, però.»
«Lo so, ma voglio qualche giorno per poter elaborare la cosa,» le spiego.
Annuisce sorridendo.
Non appena Cole torna giù, se ne vanno. Invece di rimanere in casa in compagnia dello stesso silenzio che mi ha spinto a bere troppo e addormentarmi sul divano, mi vesto ed esco per una corsetta. Ho bisogno di schiarirmi le idee. Siamo rientrati dal tour da un paio di settimane, ma vorrei già ripartire. So che i ragazzi sono felici di essere tornati con le loro donne, ma il ritorno alla realtà che mi aspettava si è rivelato uno schifo.
Chiunque ascoltasse i miei pensieri crederebbe che io sia una mammoletta, ma mi è sempre piaciuto avere una relazione. Era passato un po’ di tempo dalla mia ultima relazione seria, prima di mettermi con Christie; inoltre, la band stava raccogliendo sempre più consensi e roba simile. Da quando siamo diventati famosi, è diventato difficile trovare una donna a cui importasse di me e non dei Rebel Desire. Pensavo che Christie fosse quella donna. Potevo vedere la nostra storia diventare qualcosa di stabile, e poi lei ha rovinato tutto.
Basta pensare a lei. Mi concentro sui dintorni mentre faccio jogging su e giù per le strade, con il sudore che mi copre da capo a piedi. Ci sono alcuni ragazzini in giro, ma per il resto è tutto silenzioso. Io e Cole abbiamo scelto questo posto per la tranquillità e perché è un quartiere residenziale controllato. Però molto probabilmente presto lui si trasferirà da Bri. Non ne rimarrò sorpreso quando me lo dirà. Da quando è iniziato il nuovo anno, hanno passato sempre più tempo insieme. Ora che sono sopravvissuti al loro primo tour, succederà in breve tempo. Sono felice per lui, ma ancora di più per Bri. Anche se così finirò per essere la ruota di scorta di tutti quando usciremo insieme.
’Fanculo.
Mi infilo le cuffiette, faccio partire la musica sul telefono e accelero il passo, svuotando la mente per un po’.
Quando la mia playlist arriva alle ultime note, rallento e mi guardo intorno. Mi sono allontanato dal mio solito percorso. Grazie al mio telefono posso controllare dove mi trovo e cercare una tavola calda a meno di un chilometro. Ho un disperato bisogno di acqua, dopo aver bevuto troppa birra ieri sera e avere appena finito di spingere i miei polmoni ai loro limiti. Trovo il locale ed entro, e mi abbasso la visiera sulla faccia per evitare il più possibile attenzioni sgradite.
L’odore di caffè vecchio e cibo unto mi assale mentre mi siedo al bancone. Questo non è il genere di luogo che frequento, ma accetto con gratitudine il bicchiere d’acqua che la cameriera mi appoggia davanti. Lancio un’occhiata al menù appiccicaticcio.
«Fammi sapere quando sei pronto,» dice mentre si allontana per prendere un altro ordine.
Leggo ogni portata, indeciso su cosa mangiare.
«Ti consiglio i pancake.» La cameriera è tornata. «Li ha fatti Joyce. Non so che metta nell’impasto, ma sono i più buoni che io abbia mai mangiato.»
«Joyce?» Alzo lo sguardo su di lei. Vedo la sorpresa comparire nei suoi occhi spalancati, ma non mi smaschera.
«La proprietaria.»
«Oh.» Abbasso lo sguardo e appoggio il menù sul bancone. «Prenderò una porzione di pancake.»
Annuisce e si allontana per comunicare il mio ordine. Resisto alla voglia di girare sullo sgabello mentre aspetto il mio cibo. Ci sono soprattutto camionisti, qui, probabilmente fermatisi per un pasto veloce prima di tornare sulla strada. Il vinile rosso degli sgabelli cigola quando si muovono sulle loro sedute, e le mattonelle che una volta erano bianche sono diventate grigie in modo permanente. Sto iniziando a pentirmi di aver deciso di mangiare qui. Speriamo che tengano la cucina più pulita del locale.
Quanto ho corso? Non ho mai visto un posto così trascurato nel mio vicinato. Devo aver fatto due svolte a sinistra ed essere finito in un’altra parte della città.
«Posso portarti altro da bere mentre aspetti?» chiede la cameriera, Cassidy Rae, a detta della sua targhetta. Guardo alle sue spalle e vedo del succo d’arancia appena spremuto.
«Succo d’arancia, per favore.»
«Arriva.» Torna indietro in un attimo e appoggia il bicchiere vicino a quello dell’acqua. Nessun cenno al mio nome o al gruppo, semplicemente lo posa in silenzio e torna a lavorare.
La guardo parlare con una signora più anziana e annuire una volta prima di entrare in cucina.
Cassidy Rae, mi piace il suo nome.
Pochi minuti dopo mi raggiunge il profumo burroso di pancake, mentre una delle nostre canzoni si sta diffondendo dagli speaker. Cassidy Rae canticchia mentre prepara la caffettiera. È carina, in modo semplice. I suoi capelli sono legati in uno chignon e ha degli stupendi occhi verdi. Niente trucco o rossetti sgargianti in viso, è diversa dalle fan che vengono ai nostri raduni. Finalmente raddrizzo la schiena e alzo la testa invece di nascondermi dietro la visiera del mio berretto.
«Ti piace questa canzone?» le chiedo con un sorriso soddisfatto.
«Eh? Oh, sì.» Le sue guance si colorano di rosso.
«Grazie per il consiglio, i pancake erano fantastici.» Lascio un cinquantone sul bancone e sorrido. «Tieni pure il resto, Cassidy Rae.»
Mormora un grazie, diventando ancora più rossa quando mi alzo e mi stiracchio. Le do un’ultima occhiata prima di andarmene e la vedo trasalire quando nota la grossa mancia che le ho lasciato. Uno sguardo grato incontra il mio e le sorrido. Non so come sia messa, ma un lavoro simile non deve pagare molto. Se posso darle una mano, perché no?
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